Camminare

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C’era una volta un uomo che comunicava con i suoi sottoposti e colleghi con i piccioni viaggiatori della sua azienda. Da quando smise di usarli non andò più a tirare di spada per l’allenamento di camminare da una stanza all’altra del palazzo.

La dichiarazione del Venerdì

Il grande uomo

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C’era una volta un uomo importante. Grazie a lui diversi quartieri di una città vennero ripuliti a tempo di record. Molti spazi all’aperto di alcuni locali vennero fatti smantellare.
Quell’uomo era il re. E al suo passaggio una folla festante lo ha salutato e osannato come portatore della pace e della prosperità.

Il dottore che lavora

C’era una volta un dottore che lavorava nel suo ambulatorio. Ogni anno, per ricambio generazionale, perdeva venti pazienti e ne accumulava trenta.
Per lavorare prescriveva in generale cinquanta esami al mese.
Il Re, per mezzo del suo primo ministro, diramò una legge per cui si potevano prescrivere solo trenta esami in tutto al mese.
Il medico, l’anno successivo perse quaranta pazienti perché non poteva salvarli quelli senza esame. E ne accumulava venti perché si sparse la voce per cui lui non curava bene i suoi pazienti. Così il medico si mise a centellinare gli esami medici fino alla quota di trenta al mese.
Il Re, l’anno dopo, per mezzo del suo ministro, diramò la legge per cui si potevano prescrivere solo venti esami al mese.
Il medico si ritrovò a perdere cinquanta pazienti per malacura e ad accumularne solo dieci nuovi.
Il Re, l’anno successivo, disse che il pubblico non poteva prescrivere più di dieci esami al mese.
Il medico passò a pagamento i suoi pochi pazienti ad un collega e con il ricavato si mise a fare il contadino su un fazzoletto di terra.
Morì di malacura per non poter fare un esame medico in una clinica privata.

Medici minacciano lo sciopero per il decreto “Esami inutili”

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Il cambiamento dell’onesto

C’era una volta un uomo. Faceva parte della schiera del lavoratori del Re.
Un giorno seppe che una serie di appartamenti di appartenenza del regno stava per rendersi libera e lui ripensò alla stanzetta angusta in cui viveva in quel momento. Così truccò le carte della provincia reale corrompendo i funzionari preposti e si accaparrò un appartamento.
Nell’appartamento mancavano i mobili e, sempre corrompendo, riuscì a metterli nel conto della provincia reale.
Nello stesso modo si fece la carrozza, il cavallo, gli alimenti e tutti i generi di conforto dell’epoca.
Morì povero in canna e disoccupato, dopo essere stato frodato da parte di altri funzionari del Re.

Rapporto della Guardia di Finanza sull’illecito